Riclassificazione del conto economico a margine di contribuzione, parte 1
dom 12 febbraio 2023 by Massimo Massontempo di lettura stimato: 7 minuti
Abbiamo visto in un precedente articolo le tre principali riclassificazioni del conto economico ai fini del controllo di gestione.
Passiamo ora ad un primo approfondimento sul riclassificato "MdC" (a Margine di Contribuzione).
La classificazione dei costi presa in considerazione da questo metodo di riclassificazione, come a suo tempo anticipato, e' la distinzione dei costi variabili dai costi fissi.
E' una riclassificazione che per essere compiutamente e correttamente operata necessita di informazioni interne, ed e' pertanto un prospetto che si suggerisce di non esporre all'esterno del dominio aziendale.
Questa metodologia di riclassificazione e' efficace per tutte le tipologie di azienda (settore, attivita), e per qualsiasi dimensione aziendale.
La riclassificazione e' di tipo scalare, ovvero contrappone i valori economici in un'unica "colonna", indipendentemente dal "segno" (+/positivo/avere, per i componenti con natura di ricavo; -/negativo/dare, per i componenti con natura di costo).
Questa struttura consente di evidenziare dei risultati intermedi, che rappresentano aggregati significativi, e che forniscono informazioni piu' utili del semplice risultato finale.
Con "margine di contribuzione" si intende la differenza (margine) tra il valore dei ricavi (variabili per definizione) e la parte di costi di natura variabile.
Variabile significa che il valore dipende dalle quantita', e varia al variare delle stesse.
Questa prima definizione di MdC aiuta a comprendere quanto "costo" consuma ongi ideale unita' prodotta/venduta. Il residuo deve coprire i rimanenti costi aziendali. Dal momento che e' il primo margine calcolato, ad esso ci si riferisce normalmente come:
Primo margine di contribuzione
Ricavi (netti) - Costi variabili
In esso sta la capacita' dell'azienda di coprire tutti gli altri costi, e con il residuo remunerare il capitale investito.
In questi ricavi si comprendono tutti i ricavi generati dall' attivita' tipica dell'azienda, al netto di sconti ed abbuoni passivi, dei resi da clienti, dei premi concessi ai clienti.
Passando ai costi variabili, e' utile ed opportuno operare una suddivisione sulla base dell'area di destinazione, quale ad esempio quella produttiva piuttosto che quella commerciale. Ci sono vare tecniche per operare tali distinzioni, da quelle prettamente contabili (con lo svantaggio pero' di "sporcare" il piano dei conti, per natura, con informazioni per destinazione), all'utilizzo dei "centri di analisi", se gli strumenti a supporto del sistema contabile consentono rilevazioni per destinazione.
E' utile inoltre calcolare l'incidenza dei costi variabili sul fatturato netto, nel corso del tempo, per avere evidenza dell'andamento degli stessi. E' inoltre importante poter distinguere quanta parte di tale effetto sia dovuta all'andamento dei costi, e quanta parte sia invece dovuta all'andamento quantitativo. (si noti che l'aspetto quantitativo e' difficilmente reperibile nel solo sottosistema di contabilita' generale. Vengono in soccorso i sottosistemi di contabilita' analitica, o altre fonti dati eventualmente disponibili).
Procedendo nello sviluppo scalare, con un successivo opportuno raggruppamento di costi possiamo individuare il secondo margine di notevole utilita' analitica, ovvero il:
Secondo margine di contribuzione
Primo MdC - Costi fissi SPECIFICI
I costi fissi specifici possono essere definiti come quei costi che devono essere sostenuti per il solo fatto di aver scelto di produrre o commercializzare un certo bene o servizio (o famiglia di beni/servizi).
Si tratta quindi di costi che devono essere sostenuti in misura NON proporzionale alle quantita' vendute di tale bene/servizio, ma che potrebbero essere eliminati se si decidesse di NON vendere tale bene o servizio.
Breve digressione sulla definizione di costi fissi:
Per decidere se un costo sia "fisso" o meno, bisogna valutare attentamente il "perimetro" dei costi che stiamo considerando, ovvero la definizione degli oggetti di calcolo che stiamo analizzando. Da un punto di vista concettuale, prendendo TUTTE le attivita' aziendali, per TUTTO il tempo (auspicabilmente lungo) di vita dell'azienda, TUTTI i costi sono variabili (possono essere modificati nel loro ammontare). Intendo dire che i costi fissi sono tali in un certo orizzonte temporale di analisi dell'attivita' d'impresa, ma potrebbero diventare variabli in un contesto temporale diverso. I costi fissi specifici che portano a calcolare il secondo MdC quindi sono fissi nel contesto dell' investimento/produzione/commercializzazione che viene analizzata. Anche la dimensione dell'investimento ha il suo peso, basti pensare ad una produzione che necessiti di uno specifico locale magazzino: il target e' la produzione consentita da quel magazzino. Se si ipotizzassero volumi diversi, e fosse magari necessario un secondo locale magazzino, i costi salirebbero ancora, in modo non proporzionale, ma di un "quantum". Da questo punto di vista, pertanto, i costi fissi sono tali in ottica di investimento e temporale precisa, ma potrebbero nella realta' declinarsi piu' facilmente in costi semi-fissi. (o semi-variabili).
Il secondo margine di contribuzione aiuta a comprendere quanta parte dei ricavi vengono "consumati" dai volumi prodotti, e dai costi specifici necessari per poter ottenere quelle vendite.
Il suo valore deve coprire tutti gli altri costi aziendali e remunerare il capitale investito.
Se il primo mdc consente di valutare la convenienza nel produrre/ vendere specifici prodotti, a specifici clienti, in specifici settori o addirittura su specifiche singole commesse, il secondo mdc consente di valutare il punto di pareggio (break-even) della struttura ""necessariamente" collegata alla produzione.
Il terzo elemento scalare e' il:
Risultato operativo
Secondo MdC - Altri costi fissi (non specifici)
In particolare, si toglieranno i costi fissi non specifici raggruppati per tipologia:
- produttivi
- commerciali
- amministrativi e generali
per riconciliare questi valori con il risultato netto del conto economico, e' necessario valutare l'apporto delle gestioni non caratteristiche. Si transita per il:
Risultato ante-imposte
Risultato operativo
+/- risultato gestione finanziaria
+/- risultato gestione straordinaria
Si noti in questo passaggio che il segno puo' essere sia positivo che negativo, a seconda della contribuzione totale positiva o negativa dell'insieme di componenti della specifica gestione.
La rilevazione, infine, delle imposte dovute porta alla "quadratura" con l'originario risultato economico contabile:
Risultato netto
Risultato ante-imposte
- risultato gestione fiscale
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